ITALCEMENTI INVESTA IN UN MODERNO ED ECOCOMPATIBILE HUB DI SMISTAMENTO ED IN UN INNOVATIVO TERMINAL PORTUALE INTERNAZIONALE!


Proviamo a fare il punto della situazione venutasi a creare dalle recenti posizioni assunte dall'azienda bergamasca. L'azienda ha ieri confermato che intende mantenere il presidio industriale vibonese, destinandolo alla "macinazione" del clinker.
Anche qui attendiamo chiarezza, nel senso che non è del tutto chiaro, dai resoconti giornalistici, se nello stabilimento vi sarà una semplice frantumazione/amalgamazione di argille, marne, ossidi e polveri diverse ... per ricavarne quella che in gergo chiamano farina o se verrà chiuso il processo produttivo del clinker con la sua cottura in forno rotante.
Ma questo a breve si saprà. Considerando che l'Italcementi possiede già diversi centri di macinazione come sarà possibile concretizzare un'operazione industriale che punti a rendere vantaggioso questo ennesimo centro di macinazione, che traguardi la riassunzione di tutti gli 82 ex dipendenti, oggi in Cassa Integrazione, al posto dei soli 25 annunciati?
E' evidente che l'azienda intenda approfittare della sua posizione egemone sul territorio: controllo indiretto sulle attività di cava, sul trasporto su gomma,  sulla movimentazione marittima; controllo diretto dei 40 ettari occupati dal sito industriale.
Monetizzare questa posizione o metterla a valore, in un contesto di mercato sfavorevole, diventa dunque la priorità delle priorità.
Se al valore attuale di questo storico investimento aziendale sul nostro territorio aggiungessimo il plusvalore derivante da interventi statali e regionali (Area di Crisi, Zona Franca o a Burocrazia Zero, Fondi FSE o POR, etc.) è chiaro che la strada da intraprendere non ha altra via che quella della programmazione.
Secondo noi la posizione scelta dall'azienda già da maggio, seppur celata dai contraddittori provvedimenti di messa in mobilità e successiva Cassa Integrazione Speciale, tende a realizzare in loco un'area organizzata di deposito di materie prime e combustibili, dal quale fornire il proprio sistema produttivo italiano di cemento. Una sorta di hub, di terminal ombellicale, non ancora espressamente dichiarato come tale.
Sappiamo che l'azienda che gestisce lo sbarco del petcoke in ambito portuale ha recentemente avuto una proroga al 31 dicembre 2012 per l'esecuzione dei lavori necessari a rendere più sicura la movimentazione del petcoke; immaginiamo che tale atto sia propedeutico ad una conferenza dei servizi, da realizzarsi a breve, per consentire la movimentazione di un maggior numero di tonnellate del nero combustibile. Il che farebbe supporre che non si rinuncia in realtà all'uso dei forni, che non s'intende dunque  compromettere la possibilità di lavorare il clinker, escludendo definitivamente ogni ipotesi di riconversione dell'impianto esistente

Ma a questo punto, invece di adagiarsi ad una ancora contorta e balbettante strategia aziendale (vedi il pdf delle strategie future che sembrano non lasciare scampo proprio al sud!), non sarebbe il caso di anticipare tutti, proponendo con forza la creazione di un vero e proprio Terminal Territoriale, con Hub Terrestre e Terminal Portuale?
Perchè non abbandonare completamente l'inquinante idea della combustione a qualsiasi costo, in pieno centro urbano, e lavorare chiaramente in un innovativo Terminal Portuale, che sfruttando la via di trasporto marittima, possa sviluppare la logistica di shipping, legandola al previsto ampliamento del bacino portuale? Secondo noi questa sarebbe una prospettiva tutt'altro che peregrina, che consentirebbe addirittura di moltiplicare per dieci le opportunità occupazionali!
Lavorare con questa visione di sviluppo, significherebbe abbandonare la prassi delle "scelte non scelte", delle cose "fatte per fare", che tanti danni ambientali ed occupazionali hanno causato nel nostro territorio.
Significa pretendere dallo Stato l'ampliamento (promesso ma mai concretizzato) del bacino portuale, riorganizzarne le banchine, ridisegnando gli investimenti strutturali in sinergia con una visione concreta, condivisa con una grande azienda internazionale, di sviluppo del traffico marittimo.
Ricordiamo che da tempo Italcementi  agisce attivamente nello shipping, con quote in societa come Medcem, MTB, MLA, Sider Navi.
Analisi strategia aziendale al 25 settembre 2012
Secondo le notizie rintracciate sul web Italcementi dispone di 5 terminal, tutti all’estero, dislocati in Albania, Gambia, Kuwait, Sri Lanka e Mauritania, gestiti grazie alla Interbulk Trading, una divisione specializzata con sede in Svizzera, che cura gli scambi commerciali di clinker, cemento comune e speciale, prodotti cementizi e combustibili fossili, oltre a sovraintendere alla logistica e al trasporto (anche marittimo) dell'azienda.
Attualmente Italcementi si è in buona parte ritirata dai porti italiani, puntando quasi esclusivamente sul trasporto gommato (nel '97, attraverso la controllata Silos Granari, aveva acquisito dalla ex-Ferruzzi vari silos portuali a Palermo, Catania, La Spezia, Bari, Napoli, Ancona, ma nel gennaio 2012 - anche per far cassa - la Silos Granari, scorporata l’attività di stoccaggio cementizia, è stata ceduta alla Terminal Cereali Srl del gruppo Casillo). Dunque ad oggi, in Italia ... l'azienda bergamasca non può contare efficacemente su un vero e proprio Terminal Portuale degno di tale nome.
Analisi strategia aziendale al 25 settembre 2012
E questo mentre, al pari del gruppo Fiat, Italcementi ormai abbia impostato la sua nuova forza produttiva, tutta in aree e mercati internazionali. Recentemente Italcementi ha vinto la gara per la realizzazione della Jamal Abdul Nasser Street, uno dei più grandi progetti infrastrutturali in fase di attuazione in Kuwait. A marzo è stato avviato il programma di revamping della cementeria di Devnya Cement, in Bulgaria; il nuovo impianto, uno dei più grandi del Gruppo in Europa, operativo dal 2015  a produrre 1,5 milioni  di cemento all’anno, costerà un investimento di 160 milioni di euro. Un mese fa la controllata Ciments Français ha raggiunto un accordo per il conferimento a West China Cement della partecipazione in Fuping (acquisita nel 2007) e del 35% di Shifeng (2010) a fronte di un aumento di capitale riservato che permetterà a Italcementi di diventare il terzo azionista di West China Cement, che nel 2011 ha registrato ricavi per 380 milioni di euro.
Analisi strategia aziendale al 25 settembre 2012

Con questa proiezione internazionale, che non accenna a decrescere, non sarebbe importante per l'Italcementi, poter contare in Calabria, proprio a Vibo Valentia Marina, su un moderno Terminal Portuale gestito quasi in esclusiva (considerando l'importanza di mantenerne la funzione di terminal petrolifero), in grado di rendere efficace e funzionale il collegamento con l'ormai fitta rete di impianti produttivi internazionali e un innovativo hub di smistamento? Siamo nella fase migliore per il recupero di investimenti importanti già decisi per l'impianto portuale, ma non attuati per mancanza proprio di una strategia di trasporto marittimo; una fase che consentirebbe di programmare un Terminal privato, attrezzato in ampia banchina con le migliori attrezzature per il carico e sbarco di prodotti alla rinfusa, con nastri trasportatori verso silos innovativi per impatto ambientale (magari realizzati all'interno della struttura di allungamento del braccio di sopraflutto)!
Un innovativo Terminal Portuale, nel quale realizzare il deposito e lo shipping per conto proprio e perfino, volendo, per conto delle altre aziende cementiere italiane?
Ma andiamo, per una volta pensiamo in grande e pensiamo in meglio, in tecnologie ed in sicurezza per la salute!
Certamente la visione va arricchita di particolari, di impegni reciproci tra Stato, Regione ed Azienda, per l'ottimizzazione in un paio di anni dell'investimento strutturale. Va arricchita dei particolari legati alla valorizzazione, tutela e sviluppo del territorio e la comunità locale.
Ma su questo tema e questa visione ... per concretizzarne un progetto complessivo ed un percorso fattivo, c'è qualcuno oggi in grado di usare la testa?

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